Zig zag e la barca va

La pandemia,speriamo prima
che poi, passerà. Ma le conseguenze economiche si sentiranno per chissà quanto.
E non sarà a causa dei meriti o dei demeriti della sua azione che Conte sarà
cacciato brutalmente.
Può aiutare molto a capire a
che punto siamo, dopo tre mesi tondi di pandemia, la seguente considerazione:
sta a Londra e dal Tamigi dirige le operazioni, per la fase della ripresa,
Vittorio Colao. E’, nell’immaginario ma anche per come è stato presentato, il
capo dei capi di tutti i comitati tecnici e scientifici che dicono e
contraddicono, di tutte le grandi e piccole task force che affiancano e
talvolta sopravanzano singoli ministri e intero Governo. Invece, non si sa bene
dove stia il Parlamento, ovvero la sede della sovranità popolare della nostra
Repubblica che, non a caso, è definita una repubblica parlamentare.
Si spiegano così molte cose
e soprattutto due, che non ricordiamo per amor di polemica, ma soltanto in
vista di un ritorno alla normalità. La prima, il linguaggio involuto, un po’
paternalista, un po’ burocratese che caratterizza i tantissimi provvedimenti
per contrastare il Covid e il pauroso calo della nostra economia. La seconda,
l’andamento contraddittorio, caratterizzato da aggiustamenti continui, degli
atti copiosamente sfornati: decreti classici, decreti del presidente del
consiglio dei ministri, circolari, etc.
Il presidente Conte viaggia
in solitaria: nelle condizioni attuali, senza intesa con una opposizione che i
sondaggi valutano al di sopra delle forze di governo, e con crepe all’interno
dello stesso governo, ha imboccato una strada obbligata. E’ una strada che
richiede coraggio; ma, dato atto di questo, non colma, anzi rende più evidente
l’immenso vuoto politico di un momento così grave. I provvedimenti per
affrontare la pandemia, nella fase 1 e nella imminente fase 2, sono tanto
confusi, contraddittori e oscuri nel linguaggio perché frutto di opinioni e
interessi contrastanti. Sui quali i tecnici della medicina e dell’economia si
stanno pronunciando. Nel vuoto della politica, Conte si è messo completamente
nelle mani dei consulenti tecnici e scientifici. E ciò che appare più evidente è
proprio la mancanza di una sintesi politica tra opinioni e interessi
contrastanti. La mediazione del presidente del consiglio, strattonato da tutte
le parti è cosa ben diversa dalla sintesi. La prima lascia impantanati e non
risolve. La seconda, la sintesi, sarebbe la via di uscita che porta oltre,
perché sa individuare un punto di arrivo.
Se c’è un errore che ha
commesso Conte, è illudersi di colmare, lui da solo, il vuoto della politica.
Forse, persino di basare la propria forza sulle divisioni e le debolezze della
politica, alla quale, fino a due anni fa, non apparteneva. Ma questo può
accadere quando si è estranei a tutta la politica, non ad una sola parte.
Avrebbe potuto, Conte, chiamarla a raccolta tutta la politica: maggioranza e
opposizione. Avrebbe saldato, in questo modo, anche le regioni ed i comuni, e
persino il popolo in un unico fronte contro il virus e contro il rischio della
depressione economica. Avrebbe potuto, mostrando il suo assoluto disinteresse,
annunciare il suo distacco dalla politica, magari temporaneamente, una volta
superata, con il consenso e per merito di tutti la grande bufera che ci
avvolge. Un superbo atto di generosità e grandezza al di sopra delle meschinità
consuete, con il quale avrebbe meritato gloria eterna. Non lo ha fatto ed è
facile prevedere che dovrà pentirsene. Perché la pandemia, speriamo prima che
poi, passerà. Ma le conseguenze economiche si sentiranno per chissà quanto. E
non sarà a causa dei meriti o dei demeriti della sua azione che Conte sarà
cacciato brutalmente. Avverrà per officiare il rituale lavacro delle colpe
dell’intera classe politica, oggi acquattata se non assente. Secondo
tradizione.
FONTE Nicola
Cariglia | 30 Aprile 2020
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