Rientro a scuola, tutte le regole da rispettare per tornare in classe. Siete pronti?
Aumentano i contagi - il 19 agosto si è registrato un picco
di nuovi casi (642) che ci ha riportato ai livelli di fine maggio - e aumenta
anche la carica virale nei tamponi. Cresce l’allarme fra esperti e cittadini,
ma tutti dal premier Conte alla ministra Azzolina, dal ministro della Salute al
coordinatore del Cts Miozzo ribadiscono che la riapertura delle scuole il 14
settembre resta una priorità assoluta. Per ora (per ora) di rinviare la
partenza non se ne parla. Solo il governatore Emiliano ha deciso di spostare la
prima campanella a dopo le elezioni, il 23 settembre; De Luca che inizialmente
sembrava voler fare lo stesso in Campania ci ha ripensato. Ma siccome i calendari
scolastici dipendono dalle regioni e spesso sono pluriennali, Toscana e Emilia
partiranno il 15 e Bolzano come tutti gli anni farà da apripista il 7. E
comunque in base all’autonomia scolastica ogni istituto può decidere per suo
conto: allo scientifico Vittorio Veneto di Milano per esempio si apre una
settimana prima.
Quanto arrivano i nuovi banchi?
Quel che è certo al momento è che dei 2 milioni e mezzo di
nuovi banchi monoposto, con o senza le rotelle, ordinati dalle scuole per poter
garantire il metro di distanziamento fra gli alunni, a settembre ne arriveranno
pochini. Gli 11 vincitori della gara d’appalto stanno correndo ma prima della
fine di ottobre non se ne parla. Nella riunione di ieri con presidi sindacati
direttori degli uffici scolastici regionali province e comuni Azzolina e Arcuri
hanno illustrato i criteri di precedenza nelle consegne: i primi arriveranno
nelle regioni dove l’indice di contagio RT è più alto (al momento Lombardia,
Veneto e Lazio) ma i contagi sono in crescita anche al Sud. Si darà la
precedenza alle scuole elementari perché i bambini dai 6 ai 10 anni sono,
rispetto i loro fratelli maggiori, quelli che hanno più necessità di tornare a
fare scuola in presenza. Per ultime le regioni che inizieranno la scuola più
tardi e le aree dove è possibile supplire alla mancanza di spazi interni con il
ricorso a spazi esterni alla scuola. Arcuri ieri ha dichiarato che non tutti
gli ordini di banchi rispondono alla necessità di garantire il distanziamento,
ma in molti casi al desiderio (legittimo) di rinnovare gli arredi. Le
differenze fra regioni sono enormi: se in Valle d’Aosta il rapporto nuovi
banchi-studenti è dell’8% e in Veneto del 15%, in Campania è pari al 61% e in
Sicilia. Ma l’Associazione nazionale presidi fa notare che è proprio al
Centro-Sud che le scuole avevano finora più banchi doppi, dunque inservibili ai
fini del metro di distanziamento.
Quando si mette la mascherina?
Sulle mascherine c’è ancora grande confusione. Ieri Miozzo in
un’intervista a Skytg24 ha detto che, dai 6 anni in su, andrebbero indossate
per tutto il tempo in cui si resta in classe, a meno che non si venga
interrogati. Le uniche eccezioni ammesse sono legate a condizioni particolari,
come nel caso di un bambino o una bambina con difficoltà neurologiche o psicologiche.
In serata però ha fatto una parziale marcia indietro richiamando la validità
del protocollo della settimana scorsa in cui si sosteneva che al banco, se è
rispettato il metro di sicurezza, la mascherina non è necessaria. ( Qui l’intervista al Corriere della Sera) Va indossata ogni
volta che ci si alza e in alternativa al metro nel caso in cui proprio non sia
possibile garantire il distanziamento. Ma le deroghe devono riguardare solo
poche eccezioni e comunque vanno risolte il più presto possibile. Una richiesta
che cozza però con i tempi di consegna dei banchi monoposto. In ogni caso il
commissario Arcuri ha assicurato che tutte le settimane le scuole riceveranno
11 milioni di mascherine e 170 mila litri di gel igienizzante.
Chi misura la febbre prima di entrare a scuola?
La febbre si misura a casa. E’ responsabilità dei genitori
far in modo che i figli che escono per andare a scuola siano sfebbrati.
All’ingresso a scuola non ai misura più a meno che un alunno o un professore
presenti improvvisamente sintomi influenzali. La scelta di misurare la
temperatura a casa risponde a due necessità: la prima è quella di garantire che
chi usa i mezzi pubblici per andare a scuola sia sfebbrato, la seconda riguarda
l’organizzazione di un servizio di misurazione della temperatura nelle 40 mila
scuole italiane che richiederebbe fondi e personale aggiuntivo. In più , poiché
la gestione di chi ha sintomi “compatibili” con il Covid-19 richiede un
protocollo speciale si cerca di limitare l’aggravio alle scuole.
Che cosa succede se un alunno o un professore ha la febbre a
scuola?
Nel caso di sintomi influenzali, quali la febbre, la persona
viene dotata di mascherina chirurgica (se non ce l’ha) e portata in un posto
isolato della scuola. Se si tratta di uno studente un addetto resta con lui/lei
a distanza (e con mascherina) in attesa dell’arrivo dei genitori che con il
pediatra o il medico di famiglia decideranno come procedere: se si tratta di
normale febbre stagionale basta restare a casa e tornare a scuola dopo tre
giorni in cui la temperatura è stata costantemente sotto i 37.5. Se invece il
medico teme che si tratti di sintomi compatibili con il Covid-19 procederà a
prescrivere il tampone.
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